Sarah Smit - Un passo da giganti

A faccia a faccia con una diagnosi di cancro ovarico tre mesi prima del tuo matrimonio, all’età di 25 anni, come ti comporti? Sarah Smit ha scelto con coraggio di procedere con il suo progetto di matrimonio

Sarah Smit (28) vive a Centurion, Gauteng, con suo marito, Pieter.

Sintomi simil-influenzali

Nel maggio 2016, Sarah si recò da un dottore. “Avevo sintomi simil-influenzali dall’inizio dell’anno. Dopo un periodo di alcune settimane in cui mi sentivo meglio, ricomparivano i sintomi. Pieter mi disse di recarmi da dottore per un’eventuale terapia antibiotica. Il dottore mi visitò accuratamente e palpò una massa dura a livello addominale. Da parte mia, sapevo della presenza di questa massa, ma per via di un corso di ballo che in quel periodo stavamo seguendo, pensai si trattasse di qualcosa legato a una sollecitazione muscolare. Comunque, non avvertivo dolore. Il dottore mi prescrisse una radiografia”, spiega Sarah. “Da lì in poi le cose sono andate peggiorando. Il radiologo disse che non riusciva a trovare il mio ovaio sinistro. Il primo pensiero che attraversò la mia mente fu ‘Potrò ancora avere bambini?’”

Sarah fu inviata a consulenza ostetrico-ginecologica. Le fu detto che non si capiva di cosa potesse trattarsi, ma era necessario che ella si sottoponesse immediatamente a dei controlli. Furono allora eseguiti alcuni accertamenti. “Insistevo nel dire quanto desiderassi dei bambini. Mi fu spiegato che si doveva procedere un passo alla volta. La chirurgia sarebbe stato il primo passo. Nel caso in cui si fosse trattato di patologia cancerosa, sarebbe stato affrontato l’argomento delle opzioni di fertilità prima del trattamento. Il medico mi spiegò anche che vi sono storie di donne che hanno potuto avere figli, pur avendo un solo ovaio. Mi promise che avrebbe fatto del suo meglio perché non fosse persa la possibilità di avere figli”.

Diagnosi di disgerminoma ovarico

Una settimana più tardi, il 5 giugno, fu asportata una massa di 500 g che aveva ingolfato l’ovaio sinistro di Sarah. Con essa fu asportato anche l’ovaio e parte della tuba di Falloppio.

La massa si confermò un tumore a cellule germinali ovariche di stadio 1 – disgerminoma. Per fortuna, non si era diffuso all’ovaio destro.

Sarah iniziò il percorso di trattamento con un oncologo che era al corrente del desiderio di maternità della donna. L’oncologo inviò la ragazza di 25 anni in una clinica della fertilità prima che la chemioterapia venisse cominciata.

Posticipazione del matrimonio

L’oncologo suggerì a Sarah di posticipare la data del suo matrimonio alla luce del fatto che la chemioterapia l’avrebbe messa a dura prova. Invece, la ginecologa incoraggiò la ragazza a mantenere la data, dal momento che ciò avrebbe costituito un traguardo stimolante e incoraggiante.

“Una volta ricevuta la diagnosi, Pieter e io ci siamo seduti e io gli dissi che quella era l’occasione per lui di svignarsela. Che lui faceva ancora in tempo a tirarsi indietro e che nessuno avrebbe avuto da ridire. Egli, allora, disse che il matrimonio doveva essere celebrato, anche davanti a un giudice, e accettava la mia diagnosi. Egli è stato ed è un tesoro!” Così racconta Sarah.

Preservata la fertilità

“In luglio, abbiamo iniziato il processo di preservazione della fertilità. Il dottore esperto in fertilità diceva che dovevo essermi completamente ristabilita dalla chirurgia prima di affidarmi alle sue cure, ma poi c’era anche la scadenza per iniziare la chemioterapia, dal momento che il matrimonio era previsto di lì a tre mesi”, dice Sarah.

Fu deciso di optare per il congelamento dell’embrione (IVF), anziché per il congelamento degli ovuli. Questo per via del fatto che la crioconservazione dell’embrione aveva una percentuale di successo più alta rispetto alla crioconservazione degli ovuli. Alcuni ovuli avrebbero potuto rivelarsi instabili, una volta scongelati, e non si aveva idea di quanto a lungo gli ovuli di Sarah sarebbero stati congelati.

“Da quanto mi fu possibile capire, in generale non viene proposto il congelamento dell’embrione, a meno che due persone non siano sposate, dal momento che si sono registrati scontri sulla custodia dell’embrione. Il fatto che Pieter e io fossimo in procinto di sposarci facilitò le cose e ci venne accordato il permesso di procedere con la scelta di congelare gli embrioni. Ma vi era una montagna di carte ancora da firmare”, racconta Sarah.

Sarah iniziò il trattamento con ormoni e ogni giorno, per una settimana, si recò a controllo. Pieter si presentò per la raccolta dello sperma. Dall’ovaio di Sarah furono raccolti dodici ovuli che vennero posti in laboratorio a contatto con lo sperma di Pieter per la fertilizzazione. Tre embrioni furono prelevati con successo e congelati.

Sfortunatamente, l'assicurazione di Sarah non copriva il costo del trattamento di fertilità. Per questo, una parte dei costi fu affrontato dai genitori di lei, mentre i due futuri sposi pagarono il resto.

Resistere alla chemioterapia

Una volta completata la preservazione della fertilità, Sarah cominciò 18 round (tre cicli) di chemioterapia in luglio. La futura sposa passò attraverso astenia, caduta dei capelli, severa disidratazione e nausea. “Ogni ciclo era differente. Il ciclo finale fu particolarmente duro. Per l’ultimo round, dovetti servirmi di una sedia a rotelle. Questo da quanto debole mi sentivo. Persi 25 kg. La settimana dopo tutti e tre i cicli fu la peggiore in assoluto. Mi sentivo malissimo!”

Pieter e la mamma di Sarah procedettero con la pianificazione del matrimonio, così Sarah poté focalizzarsi sul trattamento. “L’aspetto più duro per me era la perdita dei capelli… Li avrei voluti lunghi per il matrimonio”, racconta Sarah in lacrime. “Avevo fatto una prova di acconciatura prima di iniziare la chemioterapia, ma sapevo ciò a cui stavo andando incontro... E questo mi aveva reso molto triste. Dopo aver iniziato a perdere i capelli, scelsi un taglio corto, poi un taglio da folletto, infine decisi di rasarli completamente. Davvero strano, il taglio da folletto mi turbò ancora di più, perché vedevo tagliare… Avrei dovuto lasciarli crescere non tagliarli! Col capo rasato, non mi vidi allo specchio, perché lo specchio mancava. Quello che vidi, però, fu che per mia mamma era difficile. Comprammo una parrucca e la sistemammo con l’aiuto di una parrucchiera. In tal modo mi vidi soltanto una volta arrivata a casa. Quella situazione mi faceva sembrare malata, sebbene non mi sentissi malata in quel momento”, spiega Sarah.

Il giorno del matrimonio

La chemioterapia di Sarah terminò tre settimane prima del giorno del suo matrimonio. Ella sperava che fosse un lasso di tempo sufficiente per riprendersi. Invece, tre giorni prima del matrimonio, Sarah girava ancora in sedia a rotelle.

“Non potei organizzare il tradizionale “kitchen tea”. Dissi alle mie damigelle che non me la sentivo. Organizzammo un breve party per cena il mercoledì. Iniziavo a sentirmi bene e a riprendere a mangiare. Il giorno del mio matrimonio, però, ero dolorante, costipata e non riuscivo a urinare (questo fastidio l’avevo riscontrato già da un po’). Tuttavia, avevo promesso che sarei riuscita a camminare lungo la navata. E così fu! Indossai la parrucca il giorno del matrimonio e pensai che il mio aspetto era perfino migliore di quello che una parrucchiera avrebbe potuto realizzare per me”, dice Sarah.

“Furono sistemate due sedie davanti, così potevamo sederci durante la cerimonia e avevamo dell’acqua a portata di mano. Andò tutto bene.

Vi fu il taglio della torta e riuscimmo a fare il nostro primo ballo, anche se soltanto per 20 secondi. Poi, intorno alle 20, chiesi a Pieter e a mia mamma di accompagnarmi a casa, lasciando che gli invitati si divertissero per il resto della cerimonia. Desideravo soltanto liberarmi degli abiti e della parrucca. Mi coricai e mi addormentai. Purtroppo non ho potuto prendere parte al momento più divertente del mio matrimonio, il che mi rende molto malinconica… Ma sono riuscita a coglierne la parte importante… sebbene sia mancato il ballo con mio padre.

Guardando indietro a quel giorno con gli occhi di adesso, penso che un gran peso lo ebbero l’ansia e lo stress, poiché il giorno dopo mi sentivo bene”, racconta Sarah.

Luna di miele di convalescenza

I neosposini partirono per le Mauritius per la luna di miele. Sarah era ancora bloccata e fu necessario l’intervento di un medico nel corso della luna di miele. “Mi sento molto in colpa per il fatto che la luna di miele fu più che altro una ‘luna di miele di convalescenza’. E per il fatto di essermi persa qualcosa per la quale Pieter aveva lavorato duramente per regalarmela. Stavo perlopiù immersa in un bagno caldo, quella era l’unica cosa che mi facesse sentire meglio. Egli si dedicò alla lettura. Un giorno, spero, potrò ripagarlo”, racconta Sarah.

Sarah aggiunge che la luna di miele fu tutto, tranne che romantica. “Non mi sentivo sexy e nei rapporti intimi provavo molto dolore. Anche questo contribuiva a farmi sentire in colpa. Ci vollero circa tre, quattro mesi perché il dolore svanisse”.

Mirena

Quando a Sarah fu comunicata la diagnosi, ella volle immediatamente che Mirena, la spirale che portava dal 2014, fosse rimossa. Ella racconta, “Chiesi a entrambi, al ginecologo e al medico che aveva posizionato la spirale, se quest’ultima potesse aver causato il cancro dell’ovaio. Entrambi giurarono che essa non poteva essere la causa del cancro ovarico”.

Il ginecologo di Sarah non rimosse la spirale Mirena, volendo evitare qualsiasi fluttuazione ormonale anomala durante il trattamento oncologico.

“È piuttosto interessante che il trattamento possa essere stato effettuato lasciando la spirale al suo posto”, commenta Sarah.

L’anno scorso, Sarah ha iniziato ad avere crampi periodici dolorosi ed episodi di mal di testa. Il suo ginecologo le ha spiegato che, forse, la chemioterapia aveva avuto un effetto sulla durata della spirale Mirena (cinque anni), così suggerì di posizionarne una nuova, non volendo che la sua paziente assumesse la pillola anticoncezionale. E così fece. La spirale verrà rimossa quando Sarah e Pieter saranno pronti ad avere un bambino.

Consiglio per la maternità

A Sarah fu consigliato dall’oncologo di essere in remissione da almeno due anni prima di provare a concepire un figlio. Tuttavia, il ginecologo disse loro di non aspettare troppo a lungo, dal momento che la chemioterapia aveva operato un invecchiamento dell’ovaio di Sarah di 10 anni. Il ginecologo di Sarah disse che vi era una buona probabilità che ella restasse incinta per vie naturali, poiché dopo la chemioterapia, i cicli mestruali si erano ripresentati.

La giovane coppia si confronta sull’avere un bambino quest’anno. Proveranno per via naturale e qualora questa non funzionasse, utilizzeranno gli embrioni congelati. “Mi piacerebbe avere due o tre bambini, ma a questo punto sarei anche contenta di uno. Vi è, comunque, una possibilità di parto gemellare nel caso in cui si utilizzino gli embrioni”, aggiunge Sara.

Alla domanda se sia contenta della sua decisione di essere andata avanti con il matrimonio secondo i programmi, Sarah risponde, “Assolutamente. Se Pieter ed io siamo riusciti ad attraversare tutto ciò, siamo allora pronti ad affrontare qualsiasi cosa. Mi piacerebbe organizzare una grande festa per il mio trentesimo compleanno, così avrei la gioia di un ricevimento in compagnia dei miei amici per compensare il ricevimento di matrimonio che mi sono persa”.

Foto di Chantal Drummond Photography
Trucco di Janine Korvessis Makeup and Hair Artist
Sede: Rage Model Management studio.
Scritto da Laurelle Williams

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